F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





<        2 0 1 0        2 0 1 1        2 0 1 2        2 0 1 3        2 0 1 4       2 0 1 5        2 0 1 6        2 0 1 7        2 0 1 8        2 0 1 9        >

 

●●●●

MIDSOMMAR
COLORE VENUTO DALLO SPAZIO
THE LIGHTHOUSE
IL MOSTRO DI ST PAULI
NOI
L'ANGELO DEL MALE
CRAWL INTRAPPOLATI
FRACTURED
GLASS

Z VUOLE GIOCARE
LA RAGAZZA DEL 3° PIANO

SHARON TATE TRA INCUBO...
IL SIGNOR DIAVOLO
VIVARIUM
DOCTOR SLEEP

COMIC THRILLER DRAMA TV

PAG 2

   
 

"tanta roba in questo horror psicologico, che riesce a spaventare sul serio"

 

 

Un bimbo pare avere un amico immaginario. Inizialmente i genitori sembrano non darci troppo peso. Poi... "Z" (si pronuncia "Zì") più che "Z Vuole Giocare" secondo gli stolti titolisti italici, avrebbe potuto intitolarsi, seguendo la frase chiave "immagine z!", "immagina z". Sì, perché l'amico immaginario ha diversi aspetti e lo vedremo, o forse crederemo di vederlo nelle sue rare apparizioni, forse, assecondando le nostre paure, la paure di noi spettatori. Ed è così che quel che intravediamo al Luna Park, nella vasca da bagno, acquattato contro il muro, hanno tutti gli aspetti che siamo forse noi a dare a "Z". Farebbe più paura così, vero? Abbiamo a che vedere effettivamente con un film parecchio pauroso, che, senza demenziali jump-scare fini a sè stessi, regale veri brividi PROPRIO nei momenti nei quali si preparano. Non si prende lo spettatore alle spalle, come fanno i registi mediocri, ma si segue Hitchcock e pure Kubrick (presente quando Jack Torrance entra nella stanza 231?). Proprio quando il regista ti dice: occhio, che adesso te lo faccio vedere, salti ugualmente sulla sedia, con brividoni che ti percorrono la schiena. Sarebbe sufficiente questo a consigliare il film agli appassionati (probabile che i bimbominkia che osannano Wan non gradiranno) ma questo horror psicologico è tanta altra roba. Oltre ad un bel bagaglio retaggio degli ultimi anni '70 e gli '80, frutto dell'infanzia della mamma del bimbo con "l'amico immaginario", costituito dai "clementoni", le polaroid, le vhs, a rivelare l'origine del "Mostro". Gran momento, del tutto inaspettati, quello occorso all'amichetto del figlio della protagonista, o ancora ciò che conduce alla drammatica parte finale. Brandon Christiensen, produttore dell'originalissimo  DESERTO ROSSO SANGUE  qui scrive e produce. Unico neo: il finale ultimo appare quasi appicciato con lo sputo, o forse proprio 'imposto' dall'alto, non sarebbe la prima volta. [FB]

 

[ID] DI B. CHRISTIENSEN, Con K. CONNON TRACY, S. CANNING, S. ROGERSON, HORROR, USA, 2019, 83', 2.35:1