F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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HEREDITARY
APOSTOLO
L'AVVERTIMENTO
MALEVOLENT
THE OPEN HOUSE
QUELLO CHE SO DI LEI
UNSANE
L'UOMO SUL TRENO

LA DONNA PIù ASSASSINATA
FAMILY BLOOD

LA VEDOVA WINCHESTER
DISTORTED
A QUIET PLACE

CARGO
INSIDIOUS L'ULTIMA CHIAVE

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"lo sapevo: comincerò a incazzarmi e non mi fermerò più..."

 

 

2018, un regista che si crede Argento un remake-non-remake, ma usa un titolo per far parlare di sè... "Avevo ragione, sono delle streghe!". Tre minuti e mezzo sono scorsi dall'inizio del film. Ecco, lo sapevo e ora comincerò a incazzarmi e non mi fermerò più. Se  SUSPIRIA  di Argento in 1/2 secondo ti sbatteva direttamente per i capelli dentro la storia di cui non sapevi nulla praticamente sino al momento primo che fosse uccisa la Casini, a 10 minuti dalla fine, quel deficiente di "Melissa P" (lo chiamerò in questo modo in questa recensione) te lo dice subito. Spara subito la sua cartuccia spuntata. E neanche un altro minuto dopo: "in quell'edificio c'è di più di quanto si vede". Daje. E poi quel "mi squarteranno e mangeranno la mia fica su un piatto!". Bon, finiamo qua? Qui ho riso, quasi di vergogna. I capolavori non si remakeizzano: dovrebbe star scritto all'entrata di ogni scuola di cinema. Comunque, dopo questo inutile e deleterio prologo parte una canzoncina da frocetti sulla quale giunge la protagonista a Francoforte (che qui è poi Berlino) ma non c'è Caronte a traghettarla alla scuola, poiché quest'ultima non è sita nella foresta nera, ma in piena città. Sale il nervoso, perché qui -lo si capisce- si è spogliato il film di tutte quelle cose che l'avevano reso leggendario. Più che alla favoleggiata "trilogia delle Madri" sembra si guardi piuttosto a Rob Zombie o a  IL DELITTO DEL DIAVOLO  di Tonino Cervi. Più che del capolavoro di Darione nostro, è più il rifacimento di  MASKS  di Marshall tanto la scuola di danza pare molto più una scuola di recitazione. Tilda Swinton, più che la Fanning, è l'unico motivo di interesse per il film nato morto. Niente art-dèco, fotografia buia, alla Derrick, colonna sonora praticamente assente. Ridondante, estenuante (la sequenza di danza collettiva dura una vita) inconcludente. Anche il set finale che si vorrebbe spaventevole sembra più l'harem di Jabba the Hutt. [FB]

 

DI L. GUADAGNINO, con D. JOHNSON,T. Swinton, HORROR, ITALIA, 2018, 152', 1.85:1