F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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LA BANDA DEGLI ONESTI
TOTò E LA MALAFEMMINA
POVERI MA BELLI
L'INVASIONE DI ULTRACORPI
RAPINA A MANO ARMATA
L'UOMO CHE SAPEVA TROPPO
IL SETTIMO SIGILLO
IL GIGANTE
IL LADRO

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COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"una commedia di Totò che offre anche spunti di riflessione"

 

 

Custode di un condominio in bolletta e minacciato di licenziamento dal nuovo amministratore, un trafficone che il primo aveva minacciato di denunciare per peculato, eredita da un vecchio impiegato della zecca un cliché da diecimilalire e una risma di carta filigranata, sottratta molti anni prima e mai utilizzata. Inizialmente riluttante, il brav'uomo coinvolge un tipografo e un pittore, improvvisandosi falsario. Ma quando si tratta di iniziare a spendere le banconote false iniziano i problemi di coscienza. In più, suo figlio è pure finanziere... Totò che spiega a Peppino (storpiandogli ogni volta il cognome, chiamando Lo Turco pure "Lo Struzzo!") la morale che dovrebbe "giustificare" l'attività illecita... al bar (!) racchiude la cifra stilistica di un film che va messo nel novero dei cosiddetti "film (un po') più seri" del Principe de Curtis. Se sono immancabili i giochi di parole ("come spenderò i primi soldi prodotti? Mi comprerò un bel cocomeri coi calamari!") e le classiche gag alle quale Totò ci ha abituato, tocca inaspettatamente tematiche ben più allargate, disquisendo di lotta di classe ("ci vorrebbe una soluzione contro i sensi di colpa: adeguarsi ai furbi!") e ancora alla esigenza primaria di sfamarsi ("di notte voglio dormire, non voglio essere roso dai morsi della coscienza" dice il personaggio di De Filippo, al quale Totò-Buonocore replicherà: "i morsi della fame!"). Ed entrerà pure a far parte de "La Banda degli Onesti" quello che Totò, citando Welles, chiamerà "il terzo uomo", che ha qui il volto bonario di >>>> a interpretare il pittore che dovrà occuparsi dei colori da conferire ai prodotti replicati dalla matrice, essendo il tipografo "Lo Turco" ferrato solo sul bianco e nero. Si ride più spesso amaro, in un film che, pur non scostandosi dalla commedia, offre spunti di riflessione, un po' come faceva  GUARDIA E LADRI  Ma se lì c'era Monicelli, qui abbiamo Mastrocinque, che -con tutta la buona volontà- non vale il Maestro... [FB]

 

DI C. MASTROCINQUE, CON TOTò E P. DE FILIPPO, COMMEDIA, ITALIA, 1956, 82', 1.33:1