F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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CONGIURA DEGLI INNOCENTI
IL BIDONE
LILLI E IL VAGABONDO
CACCIA AL LADRO
LA MORTE CORRE SUL FIUME
IL BACIO DELL'ASSASSINO
IL FERROVIERE
LA VALLE DELL'EDEN
GIOVENTù BRUCIATA

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COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
     

 

Andrea guida i treni ed è un uomo ruvido all'apparenza ma con una grande considerazione della famiglia. Tutto bene sino alla vigilia di Natale quando, attardandosi al bar, si addosserà la colpa frutto del suo ritardo. Anche se non ha il respiro epico di un "Rocco e i suoi Fratelli", "Il Ferroviere" -prima importante opera di Pietro Germi- contiene in sé il pathos e la liricità drammatica del capolavoro viscontiano che seguirà di lì a cinque anni. La modernità del taglio delle inquadrature, la maestosa direzione degli attori e le tematiche trattate ne fanno un'opera decisamente avanti con i tempi. Incredibilmente bravi Sylva Coscina (ancora lontana dall'incarnare lo stereotipo della femme fatale) e il piccolo bambino narratore della storia. Germi, autore a tutto tondo (regista e sceneggiatore con Alfredo Giannetti) si cala perfettamente anche nei panni del protagonista al quale regala un'umanità e veridicità encomiabili. Al centro della vicenda: una famiglia patriarcale sullo sfondo l'Italia del dopoguerra e delle rivendicazioni contro uno Stato che ti usa e ti spreme per bene per poi metterti da parte senza pensarci due volte. Il fallimento professionale del macchinista con trent'anni di onorata carriera alle spalle è innescato dal mancato appuntamento con i familiari che si ripercuote in lui sotto forma di pesanti sensi di colpa, un tunnel dal quale emergerà solo dopo una boccata di ottimismo in un'altra vigilia che chiuderà la parabola su di lui e la vicenda. Dopo un primo tempo duro ed essenziale all'insegna del miglior neorealismo (al quale il film si ricollega, rappresentandone un'epigrafe) la vicenda rischia poi di slittare più volte nel paludoso terreno del melodramma di stampo classico. Germi, un Maestro che ci avrebbe poi regalato pellicole come il giallo "Un Maledetto Imbroglio", le satire di costume "Signore e Signori" e "Divorzio all'italiana" (suo capolavoro) e quel "Amici Miei" ereditato da Monicelli. [FB]

 

DI E CON P. GERMI, CON S. COSCINA E C. GIUFFRé, DRAMMATICO, ITALIA, 1955, 115', 1.33:1, VOTO: 9