F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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MELANCHOLIA
LA PELLE CHE ABITO
TUTTI I NOSTRI DESIDERI
MIRACOLO A LE HAVRE
LA FUGA DI MARTHA
SECUESTRADOS
A DANGEROUS METHOD
THIS MUST BE THE PLACE
UNTHINKABLE
THE GREY
MIDNIGHT IN PARIS
LA CHISPA DE LA VIDA
HABEMUS PAPAM
*LE PALUDI DELLA MORTE
THE RESIDENT

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"cosmogonia, decadenza ed estetica in un melò da approcciare con rispetto"

 

 

Foschi presagi pesano nell'economia della vita privata-pubblica di una brillante copywriter al punto di svolta. La felicità si consuma nell'arco della festa nuziale, mentre nel cielo già si affaccia la stella della sventura... Lars von Trier ripara, dopo il misogino  ANTICHRIST  con un film tutto al femminile, con protagoniste due sorelle: Justine e Claire, l'una il negativo dell'altra, demandando a ciascuna delle due una fetta di film. Traendo spunto dal famigerato "decimo pianeta" della mitologia sumera (si veda la cosmogonia di Sitchin) comparso dal nulla perché prima celato dal sole e portato dalla sua orbita ellittica nelle vicinanze della Terra, ma anche al catastrofismo new-age post Maya, il cineasta danese crea un melò che mischia stati depressivi che inducono all'autodistruzione (famigliare nonché professionale, si vedrà) e che vanno a cristallizzarsi in un solipsismo (tutto quello che circonda il soggetto cesserà di esistere alla sua morte) riverberante su ogni cosa ("siamo soli, me lo sento" afferma il personaggio di Justine, ma meglio potrebbe dire: "sono sola" non fosse per la presenza antitetica della sorella). Sulle struggenti note del Tristano wagneriano si ritagliano tableau-vivant suggestivi e ogni volta che immortali note classiche sposino corpi celesti la nostra immaginazione non può che andare all'inimitabile Stanley Kubrick. Il regista, pur non raggiungendo quei livelli, crede indubbiamente in ciò che fa sin dall'ouverture e la Dunst (con la fedele Gainsbourg) gli si affida pienamente immolandosi all'altare dell'arte (atto d'amore che le varrà il premio a Cannes) offrendosi peraltro in un nudo integrale (sia pur filtrato ed estetizzato ad arte). Se l'uscita notturna mi ha ricordato la decadenza delle dolci vite felliniane, va detto che "Melancholia" è soprattutto imbevuto di quell'estetica estetizzante viscontiana. Opera da approcciare con rispetto, che richiede di essere assimilata poco per volta. Sepolcrale. [FB]

 

[ID] di L. VON TRIER, con K. DUNST, C. GAINSBOURG, K. SUTHERLAND, DRAM, DAN, 2011, 130', 2.35:1