F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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COMIC THRILLER DRAMA TV

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"echi di Grande Cinema in questo film dove la fantascienza vola alto, ma difetta di pathos"

 

 

In futuro prossimo l'invasione aliena è realtà, e i Governi globali sono scesi a patti cessando ostilità e sovranità: i "legislatori" hanno creato il loro "nido" nel sottosuolo di Chicago. La resistenza è riunita in una cellula terroristica che una unità speciale governativa vuole stanare prima che gli invasori provvedano loro... Ci troviamo John Goodman, ma nonostante l'assonanza, "Captive State" non c'entra nulla con  RED STATE   Qui abbiamo a che fare con la fantascienza distopica. Il lavoro in oggetto vanta poi una figura di primissimo piano qual è quella incarnata dal bravo John Goodman, e comprende anche un volto umanizzato di attrice quale quello rassicurante di Vera Farmiga (anche chi è avvezzo a certi meccanismi intuisce ben presto il suo ruolo come quello di vero deus-ex-machina e non falsamente marginale come lo si vorrebbe inizialmente intendere). Siamo in pieno contesto da fantascienza dark, con reminiscenze quasi alla Michael Moore (i terroristi, nelle dittature distopiche, sono l'ultimo baluardo di libertà, e lo è lo stesso tema del "sacrificio") con un look in generale assai curate (le "blatte" sono un misto di quanto già proposto da Verhoeven e quel piccolo horror che se non ricordo male era intitolato "Splinter", almeno se riferito ai letali aculei). Non pochi i momenti che si ricordano (l'arrivo dei "cacciatori" in primis) e pure quelli non mostrati stuzzicano la nostra "mAraviglia" (la "zona chiusa") e il ritmo è pure sostenuto, ma ci si rammarica sul fatto che se in cabina di regia avesse seduto una personalità più abile del Rupert Wyatt (nemmeno l'ultimo dei cretini, sia chiaro) de  L'ALBA DEL PIANETA DELLE SCIMMIE  forse avremmo potuto dirci dinnazi ad un capolavoro del genere. Il colpo di scena, da solo, non basta. Perché? Manca quel tocco che avrebbe caricato la sequenza finale di maggiore pathos. E diciamolo chiaro il nome che abbiamo tutti in testa: Bloomkamp di  DISCTRICT 9  [FB]

 

[ID] DI R. WYATT, Con J. GOODMAN, A. SANDERS, V. FARMIGA, FANTASCIENZA, USA, 2019, 109', 2.35:1