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COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
     

 

Un impiegato prossimo alla pensione, vuole inserire il figlio al Ministero. Non tutto andrà come sperava. Tutta la seconda parte di "Un Borghese Piccolo Piccolo" è quasi insostenibile. La violenza induce al disagio e se si parte con toni da commedia su certi malcostumi del belpaese, si comprende come il maglio colpisca ancora più duro, quando [EVIDENZIA LO SPOILER] il figlio dell'impiegatucolo viene assassinato durante una rapina da un giovinastro a volto scoperto, proprio mentre stava recandosi accompagnato dal padre al concorso che gli avrebbe garantito il mitico "posto fisso". L'imprevisto, rompe l'equilibrio (soprattutto) psichico del protagonista: lo scopo della vita, che era quello di inserire il figlio nella società di cui faceva parte, venuto meno, lo trasforma in spietato giustiziere con il compito di punire personalmente il responsabile. Quando questi finisce nelle sue mani, dapprima lo riduce in fin di vita con ripetute percosse, poi lo trascina in una baracca sperduta nei boschi (quel posto nel quale avrebbe dovuto godersi la pensione e la vecchiaia con l'anziana moglie), lo lega col filo di ferro ad un palo e lo martirizza più o meno volontariamente. E' chiaro a chiunque che le parti s'invertano ma soprattutto che il carnefice diventi due volte vittima. Complice una progressione drammatica efficacissima, assisteremo impotenti, al tragico epilogo. Albertone, corona la sua carriera commutando la verve comica in una maschera tragica caratterizzata da un furore spietato, inarrestabile, ma ancora molto "umana", che ci metterà nella scomoda posizione di stare con lui. Shelley Winters, magnificamente calata nel ruolo della madre apprensiva e distrutta fisicamente e mentalmente dal dolore, sceneggiatura inattaccabile dell'allora notevolissimo Vicenzo Cerami, un bel lavoro di fotografia e su tutto: la sapiente mano di Mario Monicelli. Capolavoro. [FB]

 

di M. MONICELLI, CON A. SORDI, S. WINTERS E R. VALLI, DRAMMA, ITALIA, 1977, 122', 1.85:1, VOTO: 10