F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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LPSB

AMARCORD
LA STANGATA
ROBIN HOOD
VOGLIAMO I COLONNELLI
IL DORMIGLIONE
L'ESORCISTA

LISA E IL DIAVOLO
I CORPI PRESENTANO...
PERCHé QUELLE STRANE...
LA MORTE HA SORRISO...
SUSSURRI E GRIDA
LA GRANDE ABBUFFATA
LE DUE SORELLE
SERPICO
PAPILLON

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
     

 

Un anno della vita di alcuni pittoreschi riminesi, nel ventennio fascista, attraversando il ciclo delle stagioni, a cadenzare avvenimenti più o meno significativi di ciascuno: a cominciare dalla famiglia del giovane Titta, con l'integerrimo padre, il nonno e lo zio Teo, alla procace Gradisca, la "Volpina" e la straripante tabaccaia... Nell'ultimo vero capolavoro di Federico Fellini, vincitore di un ennesimo Oscar (il quinto) come miglior film straniero, l'autore sublima i ricordi cari della sua infanzia; il termine "Amarcord" altro non è che un sillogismo nato dal dialetto romagnolo "a-m'arcord", che sta appunto per "io, mi ricordo". Un caravanserraglio di personaggi indimenticabili che danno magicamente vita ad un miniverso di luci, umori e situazioni "normali" che si tingono di "esotico" in un procedimento che richiama immancabilmente alla memoria Emilio Salgari. Una "trasfigurazione" dell'ordinario nello stra-ordinario portato da Fellini felicemente a compimento, dopo certi esotismi che già erano anticipati in alcuni dei suoi capisaldi del passato. Il film è come un immenso puzzle fatto di mille e mille tasselli che vanno a comporre un arazzo sfavillante. La grande poesia che traspare da molti di questi momenti (la magnifica sospensione prodotta dalla sequenza che vede il nonno di Titta, "perdersi" davanti al cancello di casa, nella nebbia, e ancora la pazzia di Teo che urla disperatamente il suo "bisogno d'amore" dall'alto di un albero o lo struggente passaggio del transatlantico Rex su di un mare manifestamente di nylon sotto un cielo di cartone addobbato di stelle). L'impagabile musica di Nino Rota fa poi da collante (indissolubile, fu il binomio Rota-Fellini, tanto che il Maestro non sarà più lo stesso senza il suo fidato collaboratore, l'unico a saper tradurre sul pentagramma le sue amabili "fantasticherie"). Si ride, ci si commuove e si resta felicemente rapiti dalla potenza evocativa delle immagini. [FB]

 

[VISKNINGAR OCH ROP] DI I. BERGMAN, CON L. ULLMANN, DRAMA, USA, 1973, 91', 1.85:1, VOTO:?