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"Samara Weaving in un film... respingente"

 

 

Un virus che annulla l'enzima che regola l'istinto animale nell'uomo viene immesso nell'acqua in dotazione a una azienda di avocatura. Mentre fuori si recinta il luogo, dentro si creano alcune alleanze per sopravvivere... Un film dove per protagonista sceglie uno dei volti più insipidi e inespressivi della serie  WALKING DEAD  già parte con il piede sbagliato. Tra l'altro a questi è affidata la narrazione in prima persona, attraverso una narrazione "voce over" che cadenzerà l'intera durata. "Mayem" è poi uno di quei rari film che mi hanno creato un effetto respingente sin dai primi minuti: nell'Ouverture da "La Gazza Ladra" a commento di scene di violenza è ravvisabile il vilipendio di Stanley Kubrick. Per il resto: la solita minestra riscaldata, con il virus che si diffonde in un ambiente ristretto, nella fattispecie una grande azienda, monitorata e messa in quarantena dalle cosiddette autorità per impedirne la diffusione all'esterno, non disdegnando metodi violenti e definitivi. In tutto questo circo dove i personaggi non parlano ma urlano, l'azione evocata in locandina è relegata a pochissime scene in coda, e la regia si segnala per quell'insopportabile spocchia di "guarda come uso bene i ralenti", la domanda che sorge spontanea è: ma che ci fa qui la bella Samara Weaving, quella che ci era tanto piaciuta nell'hitchcockiano  AL DI Là DELLE APPARENZE  è un mistero senza risposta. Anzi, forse sta proprio nel fatto che l'attrice australiana, nipote di Hugo Weaving (del quale più di una carattestica nel volto, appare davvero come "marchio di famiglia") ha solo la sventura di non avere ancora azzeccato i "film giusti", almeno sino all'epoca odierna. E' giovane, si farà, questo è certo, ma capitare in filmacci come questo non è certo un viatico per la carriera. C'è lo splatter, ma la fotografia è uno schifo e si vede poco o niente. [FB]

 

[ID] DI J. LYNCH, CON S. YEUN, S. WEAVING, D. ROBERTS, S. BRAND, AZ/HORROR, USA, 2017, 88', 2.35:1

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