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Un piccolo orfano, vince il campionato mondiale di sfiga: fatto schiavo, vilipeso, umiliato, viene indirizzato al crimine, rischia il carcere, la forca, di essere sbranato dal mastino di Baskerville, si becca una pallottola in un braccio... Roman Polanski muove i fili in un'umanità dove "i grandi" sono al 99% dei vermi e nemmanco i bambini si salvano: brutti, sporchi e cattivi. Lo confesso: il romanzo di Charles Dickens (uno dei libri-simbolo della letteratura per l'infanzia) non l'avevo letto, credendolo un'opera buonista e zuccherosa e mai avrei pensato che trattasse di violenza, degrado morale di una società maligna sulla quale è meglio non fare affidamento. Il grande regista, partendo dal materiale meramente cartaceo, ha trovato buon gioco nell'allestire atmosfere brumose e pestilenziali, unite a una buona dose di cattiveria tradotta in una messinscena tetra e in un'escalation di vessazioni e travagli al limite del sostenibile: l'impotenza del protagonista viene amplificata dal fatto che questi non trovi né gli appigli né quella minima comune complicità che possa garantirgli una parvenza di speranza. Il giovanissimo attore scelto ad interpretare il protagonista, guidato dalla saggia esperienza del regista, resta magnificamente sotto le righe apparendo per sottrazione ancora più vulnerabile rispetto alla variegata corte dei miracoli che gli muove attorno. Un irriconoscibile Ben Kingsley, già con Polanski ne "La Morte e la Fanciulla", pur gigioneggiando nella parte del grottesco Fagin, riesce a trarne un personaggio a suo modo sfaccettato, al di la del semplice "villain". La sceneggiatura scorre perfetta e la sola cosa che le si può criticare è di aver trascurato il solista in una capitolazione dove questi risulta più un "mezzo" che non il fine. Completano: una sontuosa scenografia (una Londra gotica da incubo), una fotografia dai connotati pittorici e una partitura orchestrale funzionale. [FB]

 

[ID] di R. POLANSKI, con F. CUKA E B. KINGSLEY, DRAMMATICO, UK/FR, 2005, 130', 2.35:1, VOTO: 8