F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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PULP FICTION
MISTER HULA HOOP
WALLACE & GROMIT

THE MASK
IL MOSTRO
CREATURE DEL CIELO

UNA PURA FORMALITà

NATURAL BORN KILLERS
IL SEME DELLA FOLLIA
NIGHTMARE NUOVO INCUBO
ED WOOD
LE ALI DELLA LIBERTà
LAMERICA
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FILM BIANCO

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"Darabont ci sa fare con i sentimenti, e con l'opera di King"

 

 

Un bancario finisce in una prigione di massima sicurezza a scontare due ergastoli, condannato ingiustamente per l'omicidio di moglie e amante. Il ragazzo è però furbo e non ci mette molto a ingraziarsi tutti quelli che gli possono essere utili per rendere più accettabile la sua permanenza in un inferno, forse, senza uscita... "La speranza è una cosa pericolosa, è una cosa può far impazzire un uomo: non esiste speranza in questo posto". Frank Darabont è un buon mestierante che con il cinema e i sentimenti ci sa fare. Ed è chiaramente un estimatore di Frank Capra e, passo falso di "The Majestic" a parte, ha saputo imprimere alla sua filmografia uno stile riconoscibile, pur senza toccare le vette del suo riferimento. Alle prese con una storia kinghiana (quella de "Le Ali della Libertà", in originale: "The Shawshank Redemtpion") forte dell'ennesima buona performance di Tim Robbins che ancora una volta aderisce al personaggio con una sensibilità encomiabile, mette a segno un buon film. Se nella sala-cinema della prigione si trasmette  GILDA  e il protagonista chiederà al buon diavolo nero di procurargliela, almeno in foto (il buon nero è, come sempre, nel cinema americano contemporanea, Morgan Freeman) e ancora si proporrà allo spettatore il riferimento al "Conte di Montecristo" di Dumas, è difficile sospettare cosa abbia in mente il personaggio di Robbins. Il colpo di scena è gestito in maniera geniale, e [EVIDENZIA LO SPOILER] la sequenza che vede Robbins liberarsi della "divisa" carceraria ha il sapore di un bruco che diventa farfalla. I debiti formativi sono un po' tutti i prison-movie che l'hanno preceduto, da  FUGA DA ALCATRAZ  in poi, del resto anche il direttore (inizialmente, non una belva) si rivelerà forse è il peggiore di tutti. Un po' stiracchiato il finale ultimo, che francamente si poteva alleggerire di parecchio. Ma si sa: "i buoni sentimenti" spingono anche a scelte errate. [FB]

 

[THE SHAWSHANK REDEMPTION] di F. DARABONT, CON T. ROBBINS E M. FREEMAN, DRAM, 1994, 136', 1.85:1