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T R A I L E R

   
     

 

Hong Kong nel futuro, anzi no: nel passato. Anni '60. Un giornalista ama molte donne ma solo una è rimasta indelebilmente nel suo cuore. "Il grande amore si può anche perdere, se lo s'incontra troppo presto. O troppo tardi". Wong Kar-Wai fa sua la lezione del miglior Fellini con una spruzzata di Almodovar e mette in scena un cinema ibridato, maiuscolo, costellato di sequenze memorabili: struggente manifesto del passato che non si cambia e della chimera dell'amore eterno, girato con una maestria e un rigore encomiabili. Ciò che penalizza quest'opera è l'eccessiva durata, per cui anche il pure esteta -alla lunga- rischia l'ubriacatura. Conosciamo del resto, i ritardi che hanno afflitto la produzione, costringendo poi il regista a capitolare prematuramente per poter presentare la sua fatica al Festival di Cannes. Interpreti semplicemente magnifici, su tutti: l'ottava meraviglia Zhang Ziyi (già musa per Ang Lee e Zhang Yi Mu) e il protagonista Tony Leung, credibile nella sua parte di sciupafemmine grazie alla sua eleganza e al suo savoir-faire. Se a ciascuna delle sue conquiste riserva una differente attenzione, tutte: le seduce, le ama, le lascia, ma con la bontà e onestà che gli si leggono in volto. I costumi sono bellissimi, la fotografia è estremamente raffinata e le musiche originali avvolgenti come potevano esserlo quelle di un Gato Barbieri di "Ultimo Tango". Splendide, le canzoni utilizzate: si spazia da "Siboney" a "Perfidia", da Nat King Cole alla Callas. Discorso a parte per gli effetti speciali visivi, forse un po' troppo approssimativi per una pellicola di questa portata, anche se la sequenza della donna cyborg, in posa plastica, stagliata sui finestrini di un treno che sfreccia all'infinito in un tripudio caleidoscopico di colori, ha la genuina raffinatezza di una visione decisamente kubrickiana del futuro. [FB]

 

[ID] di W. KAR WAI, con T. LEUNG, G. LI, Z. ZIYI, DRAMMATICO, HONG KONG, 2004, 120', 2.35:1, VOTO: 8