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T R A I L E R

   
 

"il miglior film italiano di zombi"

 

 

Venuto in possesso di una vecchia macchina da scrivere appartenuta un tempo ad un prete spretato, leggendo la matrice usurata, un giornalista apprende dell'esistenza di uno studioso scopritore di particolari terreni "K" dotati di particolari condizioni chimiche e alchemiche, in grado di far ritornare in vita chiunque vi sia sepolto. Le indagini conducono ad una colonia abbandonata sita in prossimità di una necropoli etrusca... Il regista e sceneggiatore romagnolo Pupi Avati, sempre parco con i suoi fan di genere, torna a sette anni dal terrificante  LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO  con un'inedita esplorazione dell'argomento zombistico in ambientazione provinciale. Partendo da una storia di misteri taciuti e di complotti, confeziona il miglior film italiano sul tema, costruendo momenti di autentico terrore, tutti condensati nella seconda parte. L'immagine di un impossibile "risveglio" e di una camminata all'interno del gigantesco scheletro di una struttura dismessa, osservata -a distanza- da un cannocchiale, sicuro accompagneranno molte notti insonni. Accogliente solarità della riviera romagnola e impenetrabile tenebra notturna sono due facce di una stessa medaglia che racchiude il senso delle esplorazione orrorifiche avatiane: dietro alla parvenza di normalità si celano le più inenarrabili mostruosità. Sullo sfondo: l'ombra sinistra del Vaticano e dei servizi segreti. Tradizionale schiera di caratteristi ben diretti e un Gabriele Lavia forse troppo legnoso ma pur sempre in parte, al servizio di una sceneggiatura che costruisce in modo impeccabile la suspance. Ottima la fotografia e il sonoro (indimenticabili quelle che sembrano "voci" di avizzite streghe in mezzo alla macchia mediterranea) musiche un po' ridondanti ma a loro modo efficaci ad opera di Riz Ortolani. Canovaccio e finale ricalcato senza pudore anni addietro dallo Stephen King autore di "Pet Cimetery", da noi "Cimitero Vivente" (!) [FB]

 

di P. AVATI, CON G. LAVIA, A. CANOVAS E C. BARBETTI, HORROR, ITALIA, 1983, 100', 1.85:1