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Un giovane apprendista yuppie, la cui vita in pubblico sembra sorridergli, privatamente, lo vede invece afflitto da manie persecutorie che lo convincono che la famiglia gli nasconda qualcosa di davvero abominevole. "Society" di Brian Yuzna riassume perfettamente pregi e difetti dell'esplorazione del "genere" nella folle cinematografia anni '80. In verità, siamo già al crepuscolo della decade della top ten della tamarraggine, delle chiome ingelate, delle canzonette diffuse dagli ingombranti "portatili" a spalla: vizi e virtù che saranno, di lì a un paio d'anni, sublimati nel definitivo totem generazionale: "Point Break". Partendo da un assunto non proprio originalissimo (il figlio che coltiva sospetti su quelli che manco considera genitori naturali), muovendosi seguendo i canovacci del "film a tesi" in un crescendo che amplifica l'ipotesi complottistica riverberandola un po' su tutti i comprimari: svolta clamorosamente nell'epilogo, inventandosi un paio di scene capaci di ritagliarsi (loro malgrado) un posto di rilievo nell'immaginario fantastico tou cour. Il messaggio di fondo è ben chiaro ed era già stato enucleato precedentemente dalla mano ben più consapevole del maestro John Carpenter in "Essi vivono", ma va comunque riconosciuto al buon Yuzna, il merito di averlo riportato a una dimensione più "terrena". La grottesca capitolazione stuzzica l'appetito voyeristico dello spettatore (grande la trovata di trattare il "l'estraneo" alla stregua di un randagio tenuto a debita distanza dal bastone dell'accalappiacani) riuscendo a farci dimenticare: buchi di logica della sceneggiatura, una colonna sonora al synth francamente insopportabile, talune clownerie (a mettere peraltro in evidenza certi effetti speciali più grossolani), una recitazione spesso (volutamente) sopra le righe e una bella ammucchiata di luoghi comuni. Immancabile, sotto questo aspetto, la fuga in jeep risolutiva. [FB]

 

[ID] di B. YUZNA, CON B. WARLOCK E E. RICHARDS, HORROR, USA, 1989, 99', 1.85:1, VOTO: 7