F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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LAPUTA CASTLE IN THE SKY
GROSSO GUAIO A CHINATOWN
ALIENS SCONTRO FINALE
HIGHLANDER
SPERIAMO CHE SIA FEMMINA
THE HITCHER

IL NOME DELLA ROSA
LA MOSCA
MANHUNTER
FROM BEYOND
VELLUTO BLU
DAUNBAILò
IL COLORE DEI SOLDI
STAND BY ME
IL CAMORRISTA

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"ultimo gran film di una grande stagione:  un'elegia che si chiude con un augurio di rinascita"

 

 

Al vecchio casale abitato dalla moglie, due figlie sue, quella della cognata e della governante e lo zio con l'arteriosclerosi, giunge il capofamiglia: figura assente che si ripresenta solo con strampalate idee in testa... Si prendano i titoli di testa: il fotogramma "congelato" del casale prende vita di primo mattino in corrispondenza del dolly che plana morbido sull'uscio. "Speriamo che sia Femmina" è un gran film scambiato per un piccolo film: l'ultimo del cinema italiano se si esclude il colpo di coda de  LA MEGLIO GIOVENTù  Il nostro cinema orfano dei grandi attori (o lì vicino per arrivarci) recluta due calibri da novanta dalla vicina Francia (Noiret e Blier) a completamento di un cast quasi interamente femminile (la bergmaniana Ullmann, la Deneuve, ma anche le nostrane Sandrelli, de Sio, Lante della Rovere, Cenci). L'ambientazione felicemente estiva, il registro lieve tanto quanto la recitazione di un cast in stato di grazia rivelano sotto la superficie un'anima profonda: il tema della morte aleggia quanto nell'indimenticato capolavoro di Dino Risi, e non solo per la scena al belvedere. Sotto questo aspetto si potrebbe quasi azzardare di rileggerlo al pari di un'elegia, una metafora di una grande stagione al tramonto, tramonto che però non si chiude nel pessimismo quanto piuttosto in un augurio di rinascita racchiuso nel titolo stesso (la morte che divide, la speranza che ricompatta) che bene esprime il neanche tanto celato femminismo che permea una vicenda dove gli uomini per lo più egoisti, inconsistenti, incapaci quando non proprio dementi (lo stralunato zio "Gugo" ma anche il fidanzato della volubile de Sio) paiono rottami inutili di cui si può fare tranquillamente a meno. Del resto, si potrebbe dire che pure il casale è alimentato da un generatore autonomo. Le note di un Piovani raramente tanto ispirato vestono infine il film meglio di quanto farebbe un'esperta sarta, e ti cinge in un abbraccio. [FB]

 

di M. MONICELLI, CON P. NOIRET, L. ULLMANN, B. BLIER, C. DENEUVE, COMMEDIA, ITALIA, 1986, 114', 1.85:1