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T R A I L E R

   
 

"battaglie navali per Peter Weir"

 

 

Inizio del 1800. Guerre Napoleoniche. Un vascello sotto il regno di "sua maestà" il Re, viene assalita da un misterioso vascello, che quasi la cala a picco, non fosse venuta in aiuto una provvidenziale nebbia. Al secondo incontro, il capitano della nave pensa che qualcuno lì abbia un conto aperto con lui, tant'è che il vascello "fantasma" pare seguirli oltre i mari del sud. E del resto per lui diventa una questione di orgoglio... Un film che fa venire il mal di mare. Peter Weir ambienta l'intero "Master & Commander" su un vascello: una bella scommessa che in parte, il regista australiano, porta a casa. Infatti la mdp "mima" l'ondeggìo della struttura di legno poggiata sulle onde dell'oceano. Ricostruzione storica sontuosa dall'autore di  PICNIC AD HANGING ROCK  e indubbiamente un grande impegno produttivo, con galeoni VERI e non ricostruiti parzialmente in digitale come altrove. Bene descritte le condizioni disumane delle operazioni "a cuore aperto" del dottore di bordo, senza anestesia (la ciurma, mentre opera un marinaio ferito, gli domanda se quello che vedono sia il cervello!) e che mettono a rischio la sopportazione degli spettatori impressionabili. Insopportabile senza riserve: Russell Crowe, che suona nel tempo libero con il medico di bordo, più cosciente dei limiti umani e che rappresenta la coscienza critica del comandante. La lezione sul mimetismo degli insetti, giunge illuminante sotto questo aspetto. La suggestiva digressione alle Galapagos (sulle note della prima suite per violoncello solo di Bach) dove la ciurma resta affascinata dall'insolita fauna (le iguane) va oltre il National-Geographic-Effect. Il suicidio dell'uomo che porta sfiga ("il Giona") rientra nella costante weiriana delle "superstizioni". Ma allora perché si è voluti essere ingenerosi con la pellicola in questione? Perché gli manca quel respiro epico che un film di questa tipologia è quasi obbligato avere. [FB]

 

[ID] di P. WEIR, con R. CROWE E P. BETTANY, DRAMMA/AVVENTURA, USA, 2003, 140', 2.35:1