F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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GLI ARISTOGATTI
VENGA A PRENDERE UN CAFFé
M.A.S.H.
BRANCALEONE ALLE CROCIATE
L'UCCELLO DALLE PIUME...
INDAGINE SU UN CITTADINO...

I DIAVOLI
IL CONFORMISTA
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UN UOMO CHIAMATO CAVALLO
SOLDATO BLU
IL GIARDINO DEI FINZI...

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"roba da far impallidire i cannibali di Deodato!"

 

 

Una carovana che sta scortando una giovane ragazza tenuta "prigioniera" per anni da una tribù indiana viene assalita e sterminata. Si salvano la ragazza e un soldato semplice, i quali intraprendono un viaggio attraverso le praterie nel mezzo del quale il militare scoprirà la bestialità e la vità della guerra coloniale... Passato alla storia, al di la dei meriti artistici, "Soldato Blu" è stato il primo western a narrare una storia "dalla parte degli indiani". In verità il regista e gli sceneggiatori lo fanno dapprima in maniera pallida (da viso pallido, appunto) tant'è che le parole della bionda protagonista "Kathy" sono suo retaggio, appartenenti ad una figura atipica e forse anche in odore della sindrome di Stoccolma, riducendosi un po' tutto al motto (chiaramente in auge) "fate l'amore, non la guerra". Questo, almeno, prima del finale shock (che si rifa ad un accadimento reale del 1864) quando la cattiveria del contingente di conquista viene messo alla berlina in tutto il suo splatter (!) sanguinario (roba da far impallidire il mostro di Firenze o i cannibali di Deodato). Sboccata, realista e abbastanza mascolina, il personaggio di Candice Bergen non rappresenta per nulla il tipico cliché dei western e della fanciulla fragile e indifesa da salvare; piuttosto è una "femminista" a tutto tondo, e non cieca, tant'è che affermerà con fierezza: "questa non è la mia patria, questo è il paese degli indiani!". La controparte maschile è per contro dapprima (almeno quand'è chiamato a mostrare il coraggio) "una femminuccia" che si riscatterà però a più occasioni. In questa equazione sta la vera anima della pellicola. "Io continuo da sola, da sola arrivo molto prima di te!" è uno dei dialoghi a rischio di fraintendimento. La musica di contrappunto alle immagini, quella che si discosta dal genere, guarda apertamente allo yéyé, contaminandosi di yippi-song. Sui titoli di coda regna invece un silenzio pudico, rispettoso. [FB]

 

[SOLDIER BLUE] di R. NELSON, CON P. STRAUSS E C. BERGEN WESTERN, 1970, 110', 2.35:1