F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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GLI ARISTOGATTI
VENGA A PRENDERE UN CAFFé
M.A.S.H.
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IL GIARDINO DEI FINZI...

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"pirmo, con il contemporaneo film di Nelson, western pacifista e revisionista sugli indiani"

 

 

Nobile inglese nell'America dei nativi finisce prigioniero di una tribù indiana, deriso e vessato come "uomo cavallo". Dopo i primi duri mesi viene preso a ben volere e quando uccide due membri appartenenti ad un clan avverso ai suoi carcerieri, rientra con tutti gli onori al villaggio. Per sposarsi con la bella deve però sopportare il dolore insopportabile del rito del sacrificio al dio Sole e diventare membro della stessa tribù... "L'Uomo Chiamato Cavallo" è stato il primo film, con il contemporaneo western pacifista di Nelson, a parlare di indiani in senso positivo, diversificandosi per la prima volta dalle johnwaynate dove era meri "selvaggi". I siparietti comici non mancano e vedono il traduttore multilingua che "spiega" all'inglese (poi "baro della morte" per Hackman e Eastwood) le usanze del popolo dei pellerossa. "Se una fanciulla sioux mostra ad un uomo un mocassino senza buchi, significa che intende dire che è vergine!". Passato alla storia per il cruento e davvero epocale (ai limiti del sostenibile) "sacrificio al Sole", la cui messiscena annovera una sequenza psichedelica, frutto sembrerebbe più del dolore disumano provato che da un reale contatto col divino. Viene da pensare quale sarà stato il contrappasso nelle innumerevoli parodie che il cinema porno gli avrebbe dedicato. Richard Harris pare un He-Man nasone ante litteram e ne ha le fisique-du-role, ma ancor più è la partner "tortora bianca" (Lina Marin) che rende credibile e comprensibile il sacrificio del protagonista: la sua grazia unita alla passionalità, la rende una creatura adorabile. Dove la pellicola pecca un po' è nella regia che spesso nel lesina nel kistch con ardite dissolvenze incrociate e qualche involontaria violenza sugli animali con cavalli che ruzzolano in ogni dove. Il successo del film di Siverstein fece sì che gli seguì anche un sequel. Peculiarità della pellicola è comunque la presenza di alcuni discendenti della stessa tribù Sioux. [FB]

 

[A MAN CALLED HORSE] di E. SILVERSTEIN, CON R. HARRIS, L. MARIN, WESTERN, 1970, 111', 2.35:1