F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





<        1 9 9 0        1 9 9 1        1 9 9 2        1 9 9 3        1 9 9 4      1 9 9 5        1 9 9 6        1 9 9 7        1 9 9 8        1 9 9 9        >

 

 





AUDITION
IL SESTO SENSO
THE BLAIR WITCH PROJECT

IL MISTERO DI SLEEPY HOLLOW
IL VIAGGIO DI FELICIA
SOS SUMMER OF SAM
ECHI MORTALI
LA NONA PORTA
NAMELESS
IL MIGLIO VERDE
-

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
     

 

Spronato dal figlio che ha allevato, Ayoama, vedovo ancora piacente, accarezza l'idea di trovarsi una compagna. Un suo amico ha la brillante trovata di provinare alcune ragazze con la scusa di cercare l'interprete di un film. La scelta ricade su Asami, venticinquenne esile, bellissima e velatamente inquietante. Takashi Miike è un pazzo controllato: "Audition" è un'opera che rivela talento, forte di almeno un paio di inquadrature che ti perseguiteranno nei tuoi peggiori incubi, uno stile che non risparmia nulla (rinnovando stile e comparto tecnico a metà film), una costruzione di dialoghi efficaci e deragliamenti degni di un Lynch. Takashi Miike è poi molto cattivo: perché non ti può coinvolgere con levità in una storia d'amore dai toni leggeri e soavi con alcuni momenti ironici se non addirittura divertenti (tutta la sequenza delle audizioni, girata con ritmo e senso del humor) per poi farti piombare nell'incubo più spaventoso che ti sia capitato negli ultimi anni. Se non c'è limite a quello a cui si assisterà, allora persino l'incubo orribile potrà far spazio ad una realtà ancora (e ben) più agghiacciante. "Audition" contiene in seno, la forza disturbante di un Haneke (Funny Games), la vis sadica di un Roth (Hostel) ma soprattutto l'alone di "opera maledettamente malata" che solo l'oriente può regalarci. Personaggi credibili, grande lavoro del direttore alla fotografia, apprezzabile scelta delle musiche (una versione pianistica del carezzevole "Intermezzo" dalla "Carmen" di Bizet, proposto con contrasti devastanti). Il regista deve essere poi cresciuto come Tarantino a cinema "di genere" europeo: lo tradiscono certe inquadrature ed un respiro che pur restando tipicamente "esotico", risulta contaminato di occidente. Unica pecca: una fin troppo insistita alternanza di sogno/realtà che alla fine suscita più confusione che lasciar intatta una tensione, comunque a livelli insostenibili. [FB]

 

[ID] di T. MIIKE, CON R. ISHIBASHI E E. SHIINA, HORROR, SUD COREA, 1999, 111', 1.85:1, VOTO: 9