F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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IL VIZIETTO
IL TRIANGOLO DELLE BERMUDE
ECCE BOMBO
IL PARADISO PUò ATTENDERE
FURY
HALLOWEEN
NOSFERATU

IL TOCCO DELLA MEDUSA
SOLAMENTE NERO
LA MALEDIZIONE DI DAMIEN
IL CACCIATORE
COMA PROFONDO
RAGAZZI VENUTI DAL BRASILE
LA SETTIMA DONNA
NON VIOLENTATE JENNIFER

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"taglio autoriale, qualche pesantezza eccessiva e una chiusa inaspettata che colpisce duro"

 

 

Su di un convoglio ferroviario facciamo conoscenza di un ragazzetto. Vedendolo armeggiare con siringhe e tampone si direbbe un drogato, ma la sua è una dipendenza di tutt'altra natura: entra nella cabina di una passeggera, l'anestetizza, la possiede e ne sugge il sangue dal polso, poi inscena un suicidio. E' un moderno vampiro. A Pittsburgh lo riceve l'anziano zio che si è ripromesso di guarirlo dalla sua patologia... George A. Romero che già aveva ridato linfa al mito degli zombie, ci riprova il lustro seguente portando avanti la tesi del vampirismo non è una maledizione (la superstizione è il suo più terribile nemico) quanto piuttosto una rarissima malattia. La tipologia delle vittime del protagonista riguarda sempre donne belle, mature ed è evidente quanto Romero abbia voluto sottintendere una sorta di complesso edipico di fondo, ricamato dai flashback della madre (appunto) che lo chiama con voce soave (quasi il richiamo di una sirena al quale non può sottrarsi). Romero cerca il taglio autoriale (la scena dove il nipote si burla dello zio, ricalca lo stile del cinema muto) e alterna il colore a uno sgranato bianco e nero negli estemporanei flashback che riguardano il passato remoto del protagonista e non risparmia la solita colta critica sociale nella sequenza dove Martin si confessa per telefono alla radio tra la morbosa curiosità dello speaker, o ancora nei parallelismi con la tossicodipendenza (l'unica donna viva della sua vita gli dirà: "sei tu la mia droga!") ma le allusioni a incesto e necrofilia come additivi non bastano a vivacizzare un lavoro del quale non si può non imputare una pesantezza eccessiva (anche se l'inaspettata chiusa colpirà davvero duro). Della pellicola esiste una versione (distribuita sull'onda del successone seguente) rimaneggiata nel montaggio e virata sui Goblin invece delle musiche originali, per la verità più aderenti alla sua atmosfera triste ed elegiaca. [FB]

 

[MARTIN] di G. A. ROMERO, CON J. AMPLAS, L. MAAZEL, E. NADEAU, HORROR, USA, 1978, 91', 1.85:1