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T R A I L E R

   
     

 

Sono in sette, ma questa volta i peccati capitali non c'entreranno. Se ne vanno tutti in gita premio dalla loro azienda (fabbricazione e commercio di armi) in mezzo ai boschi ungheresi. Vogliono giocare alla guerra (paintball) e troveranno qualcuno che giocherà con loro... Lo stile adottato dal regista (suo era "Creep") è quello di un "Cabin Fever" di Eli Roth. A chi era piaciuto o per lo meno aveva trovato a suo modo divertente lo stile dissacrante del prototipo troverà spunti per apprezzare pure questo "Severance" che in almeno un paio di sequenze, "alla Monty Python" (la decapitazione, il bazooka), riuscirà a strappare una risata convinta. Certo l'ambientazione, pur suggestiva e splendidamente fotografata, sa di trito e ritrito: quante volte abbiamo visto gente mascherata inseguire prede umane in mezzo alla fitta boscaglia? E a dirla tutta: un po' di trama in più non avrebbe guastato, ma il cast, fortunatamente, essendo il film di provenienza d'oltremanica, si assesta almeno su un livello almeno medio, rendendo meno pesante la mano su certi stereotipi che altrove avrebbero trasformato i personaggi in mere macchiette. Si segnalano punte "gore" notevoli e in linea con quello di un "Hostel", stemperate però sempre nel grottesco della sarabanda di contorno. Più riuscito e convincente nella prima parte, perde un po' troppo la strada maestra nello sviluppo sconfinando un po' troppo in una sorta di Hellzappopping from Hell. Questo "Severance" andrebbe visto anche solo per la triplice ottica nella quale viene raffigurata la classica "storiella macabra raccontata attorno al fuoco", vista, rispettivamente: nell'ottica del duro, della zitellona quattr'occhi e dell'impasticcato allupato. Titoli di coda affidati ad una riedizione della canzone "We'll meet again" già fatta sua da Kubrick per Strangelove, a fare il paio col Mantovani usato invece come main theme straniante e anacronistico. [FB]

 

[ID] di C. SMITH, con D. DYER E L. HARRIS, GROTTESCO, GRAN BRETAGNA, 2006, 95', 1.85:1, VOTO: 6