F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





<        2 0 0 0        2 0 0 1        2 0 0 2        2 0 0 3        2 0 0 4       2 0 0 5        2 0 0 6        2 0 0 7        2 0 0 8        2 0 0 9        >

 

 

MARTYRS
SAUNA
LASCIAMI ENTRARE
LINKEROEVER
E VENNE IL GIORNO
TRANSSIBERIAN
CHANGELING
DEADGIRL
FRANKLYN
TRICK'R TREAT
EDEN LAKE
THE STRANGERS
CLOVERFIELD
RIFLESSI DI PAURA
ROVINE

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
     

 

Oskar -dodicenne solitario, timido ed insicuro- lega con insospettabile immediatezza con la coetanea Eli, la vicina di appartamento giunta in paese con il padre; di lì a poco iniziano a verificarsi strani fatti di sangue... Quel che subito colpisce in questa pellicola svedese -giunta a noi dopo aver fatto incetta di premi in vari concorsi cinematografici internazionali- è la cura maniacale per l'inquadratura, un'anamnesi psicologica che coinvolge bambini poco meno che adolescenti (spingendo il prodotto ben al di là dell'opera di genere) e una confezione che ci fa scoprire un autore a tutto tondo. Pregi, che caricano di aspettative lo spettatore che non perdonerà perciò certe cadute di stile, cedimenti di verosimiglianza, personaggi abbozzati e raccordi tramici precari (lo script è ricavato da un romanzo di John Lindqvist). Chiariamo: la prima metà del film è un capolavoro: il ritratto psicologico del bambino è cesellato quanto e più di un trattato di psicologia infantile e i giovani attori impegnati dimostrano una maturità insospettata a iniziare dalla fragilità espressa dal protagonista che rispecchia in quella della promettente Lina Leandersson, che da par suo riesce a incarnare la figura al tempo stesso tragica e ferina di "Eli". Costellato di metafore (un cucciolo intrappolato tra quattro mura con alberi dipinti alle pareti, il contatto con il diverso stabilito col linguaggio universale del codice morse, l'emancipazione attraverso la violenza repressa) e contrappuntato da scene girate con maestria, questo "Lasciami Entrare" (attinente al "patto" simbiotico che lega la "padrona" all'accettazione dello "schiavo") deve abdicare per talune cadute di stile che inserite in un quadro di eccellenza ne corrompono la meraviglia (l'inutile, risibile, assalto dei "felini digitali" che una sforbiciata al montaggio avrebbe potuto evitare). Capolavoro mancato che proietta la figura di "Eli" nell'immaginario fantastico del nuovo millennio. [FB]

 

[LAt den rAtte komma in] di T. ALFREDSON, HORROR, SVEZIA, 2008, 135', 2.35:1, VOTO: 8