F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





<        1 9 7 0        1 9 7 1        1 9 7 2        1 9 7 3        1 9 7 4      1 9 7 5        1 9 7 6        1 9 7 7        1 9 7 8        1 9 7 9        >

 

● ½





COSA AVETE FATTO A SOLANGE
CHI L'HA VISTA MORIRE

LA DAMA ROSSA UCCIDE...
TUTTI I COLORI DEL BUIO
SETTE ORCHIDEE MACCHIATE...

IL COLTELLO DI GHIACCIO
LA MORTE ACCAREZZA A...
SETTE SCIALLI DI SETA GIALLA
IL TUO VIZIO é UNA PORTA...
GIORNATA NERA PER L'ARIETE
<

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
 

"neo-finto-gotico all'amatriciana"

 

 

Un anziano narra alle indisponenti nipotine di una leggenda che vorrebbe ogni cent'anni due sorelle discendenti della casata bavarese uccidersi reciprocamente. La storia si ripete e come nella profezia la "dama rossa" sembra tornare dalla tomba per vendicarsi della sorella che oltretutto ne ha occultato il corpo, pur avendone accidentalmente favorito la dipartita. Alla lettura del testamento, per volere del vecchio, si ritarda la ripartizione dell'eredità di un anno ma l'omicida dalla cappa scarlatta non sta certo ad aspettare... Successivamente al disastroso  LA NOTTE CHE EVELYN USCì DALLA TOMBA  Miraglia torna con questo neo-finto-gotico all'amatriciana che si fa maggiore forza sin dall'efficace titolo pur non convincendo neanche stavolta. C'è sempre Marina Malfatti ma la scena maggiore è lasciata alla fulgida Barbara Bouchet affiancata al pensoso Ugo Pagliai, reduce dal celebre serial televisivo de "Il Segno del Comando". Se la regia è un po' più salda, con migliori inquadrature e spunti splatter interessanti (la donna trafitta dall'inferriata del cancello, un assalto "topesco" e su tutte: la scena dell'uomo trascinato dall'auto che anticipa clamorosamente la tragica "fine di Carlo" di argentiana memoria) non si è graziati dalle solite ingenuità (pipistrelli di gomma appesi ai fili, una bambola spacciata per un cadavere, la figura che si aggira nel parco che per una strana coincidenza è pure "fratello di Evelyn" come il suo omologo del lavoro dell'anno prima) e dal didascalismo di taluni dialoghi che paiono ritagliati dai tragici fotoromanzi dell'epoca ("uno spazio buio nella nostra esistenza, e si finisce con il non capirsi!"). Curiosità: la stanza dove si intrattengono Pagliai e la modella "un po' puttana" (cit) è la stessa abitata dalla Fenech l'anno prima nel più riuscito film di Martino. Migliora nella parte finale ma l'intreccio complicatissimo è svelato in una manciata di secondi. Simpatico il motivetto di Bruno Nicolai. [FB]

 

di E. P. MIRAGLIA, CON B. BOUCHET, U. PAGLIAI E M. MALFATTI, THRILLER, ITALIA, 1972, 95', 2.35:1