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T R A I L E R

   
     

 

Tre episodi. Nel primo, una voce al telefono terrorizza una giovane donna minacciandola di morte, e chi siede all'altro capo della cornetta rivela particolari che lasciano quasi supporre che si trovi già nella stanza... Nel secondo, nel secolo scorso, un viandante trova ricovero in una stamberga dove tre fratelli e la famiglia di uno di questi devono vedersela dal vecchio patriarca, probabile preda di una terribile maledizione. Nell'ultimo, un anello sottratto al cadavere ancora fresco di una medium costerà carissimo ad una infermiera. Il primo episodio, "Il Telefono", mette in scena la paranoia e vede protagonista la stupenda Michelle Mercier e -caso più unico che raro nella filmografia di Mario Bava- è ambientato nel presente d'uscita della pellicola. L'artigiano del "gotico all'italiana" torna alle sue ambientazioni predilette nell'episodio che segue e che vede "I Wurdalak", sottospecie di vampiri che si dissetano esclusivamente del sangue di coloro che hanno più cari. La notorietà raggiunta dal regista gli permette di assoldare nientemeno che un'icona vivente come Boris Karloff, già nel prologo (e in abiti borghesi) in qualità di narratore. Curiosità: le rovine della vecchia chiesa diroccata sono le stesse de "La Maschera del Demonio". Finale con il botto con "La Goccia d'Acqua", dove assistiamo ad una terrificante vendetta dall'oltretomba (una sorte che dovrebbe toccare al Sam Raimi di "Drag me to Hell"!). Girato in un coloratissimo Technicolor, è complessivamente il Bava meno barocco. Un po' debole il primo episodio, interessante  il secondo per quel voler immettere il sentimento della pietà nel conflitto uomo-bestia, ma un po' arzigogolato, veramente spaventevole il terzo: a mio parere la gemma dell'intera filmografia del regista. Finale celeberrimo nel suo farsi metacinema: il demiurgo svela il trucco e disarma il potenziale spaventoso, fresco di messa in scena. E il cinema irride ironicamente sé stesso. [FB]

 

DI M. BAVA, CON M. MERCIER, G. ONORATO E B. KARLOFF, HORROR, ITALIA, 1963, 92', 1.85:1