F A B I O B O R E L L I  H O M E                        R E C E N S I O N I C I N E M A                         T E M P O L I B E R O B I K E





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LA DONNA SCIMMIA
LA VISITA
IL MAGNIFICO CORNUTO
SEDOTTA E ABBANDONATA
MISSIONE GOLDFINGER
MARNIE

LA DONNA DI PAGLIA
LA TOMBA DI LIGEIA
PER UN PUGNO DI DOLLARI

IL DOTTOR STRANAMORE
GLI INDIFFERENTI
IL VANGELO SECONDO MATTEO

COMIC THRILLER DRAMA

T R A I L E R

   
     

 

Un cialtrone scopre casualmente una ragazza affetta da una rara disfunzione e decide di guadagnarci sopra. Marco Ferreri è uno dei registi più anticonformisti che il cinema italiano abbia mai avuto, basti citare un titolo come "La Grande Abbuffata": l'allegoria di una civiltà opulenta e debosciata avviata all'estinzione. Un cinema di eccessi e metafore che è pure bene riassunto ne "La Donna Scimmia", dove la donna si fa "oggetto" non più di desiderio, quanto business per guardoni e pervertiti. La prostituzione dell'ingenua è prima solo esibita -pur con una certa riluttanza- quindi, ostentata (nel night parigino) ma la sostanza non cambia molto. Altra caratteristica del cinema di Ferreri è la cattiveria di fondo, scorrettezza etica e politica che non va però confusa con il cinismo: a questo, ci pensano i protagonisti, a iniziare da un magistrale Tognazzi che umilia la poverina oltre ogni pudore sino ad un finale -tagliato nella versione del 1964 e per lungo tempo inedito- che [EVIDENZIA LO SPOILER] dopo averci illusi in una redenzione, ci mostra l'uomo nell'ultimo stadio della sua involuzione; potremo perciò dire che il capovolgimento sarà compiuto quando la "donna scimmia" esanime perderà il pelo diventando più umana, mentre la controparte oltrepasserà definitivamente lo stadio bestiale. Annie Girardot si consegna al regista con dedizione totale, confermando un talento rilevato sin dal viscontiano "Rocco e i suoi fratelli". Si ride spesso amaro, assistendo ai penosi sotterfugi dove il protagonista cerca di "vendere" la tapina (vestita tra l'altro come lo potrebbe essere un'odalisca al mercato degli schiavi) al laido sedicente luminare nel surreale dialogo sul giardino pensile, o ancora quando la conduce allo zoo per istruirla su come atteggiarsi con il pubblico. Una pantomina magnificamente in bilico tra buffo e tragico. Un'opera avanti con i tempi, per un autore che avrebbe meritato maggiore attenzione. [FB]

 

DI P. P. PASOLINI, CON E. IRAZOQHI E M. CARUSO, DRAMMATICO, ITALIA, 1964, 142', 1.85:1, VOTO:?