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T R A I L E R

   
 

"seppur diretto bene da Germi, il Celentano Nazionale si mangia il film"

 

 

Riformato alla leva obbligatorio dopo un turbolento avvio, un giovanotto che di mestiere tiene per conto terzi dei capi di bestiamo negli alpeggi dove abita, rientra in quei luoghi e vi trova la cugina: ben più avvenente delle matrone con le quali è solito intrattenersi in ruspanti congressi. Lui vive con la vecchia zia e ci tiene all'indipendenza spensierata ma non ci metterà molto nel dover mettere in discussione queste certezze... Pur avendo dichiarata la mia passione per il cinema di Pietro Germi, un grande, grandissimo, oggi praticamente dimenticato, il grosso limite di un film come "Serafino", vero e proprio tallone d'Achille, è la sceneggiatura. C'è davvero poco da raccontare nella storia di questo montanaro e che vada oltre la cornice rurale, sempre nel cuore del regista di  DIVORZIO ALL'ITALIANA  Dopo un'inutile prologo che giustamente viene tirato via velocissimamente (inerente alla naja del "Nostro"). Ma la consueta misantropia di Germi verso le  SIGNORE E SIGNORI  anche qui emerge alla grande, non appena si innesca la vicenda della dipartita della zia e della caccia all'eredità. E non solo, dato che i parenti-serpenti cercheranno anche di far interdire il giovane per rubargli ciò che gli era stato destinato, parentesi in tribunale compresa. Insito nel peccato veniale di una sceneggiatura striminzita, c'è poi quello originale di aver costruito il film sull'attore protagonista: un pur bravo (se è Germi a dirigere, non ce n'è per nessuno, gigioni e megalomani compresi) Adriano Celentano, credibile nella parte dell'uomo "semplice" con un cuore grande. Anche l'esperienza e la statura artistica dell'autore deve cedere il passo all'aura del più famoso cantante italiano del dopoguerra (lasciamo la lirica fuori) che giocoforza finisce con il "mangiarsi il film". Ottimo l'aver selezionato una Ottavia Piccolo d'una bellezza sconcertante, degna erede della Sandrelli degli esordi. Finale non scontato. [FB]

 

DI P. GERMI, CON A. CELENTANO, O. PICCOLO, F. ROMANA COLUZZI, ITALIA, 1968, 87', 1.85:1