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T R A I L E R

   
     

 

L'inventore di Edward è morto prima di finirgli le mani, rimpiazzate così da un paio di forbici... Per apprezzare Tim Burton, occorre conservare ancora un po' di quella fanciullezza d'animo e candore per poter credere ancora alle favole. Abbandonato il personaggio pasticcione di Pee-Wee, ancora troppo cartoonesco, il talentuoso e al tempo giovane regista mette in scena il suo primo personaggio "dark" tracciando la cifra stilistica che l'accompagnerà poi per tutta la carriera. Tutto gli si può rimproverare, tranne che stia seguendo un percorso coerente con la sua visione del mondo, delle persone e dei valori autentici. In primis, emerge in questo "Edward", la figura dell'ingenuo "freak" emarginato (addirittura dimenticato dal mondo nel castello diroccato) che vuole solo dare e ricevere amore e che invece è ripagato, prima con l'ammirazione da "fenomeno da baraccone", poi con la paura del diverso tramutatasi in vera e propria rabbia xenofoba. Raccolto dall'amorevole madre di famiglia viene ospitato a casa sua, è accolto solamente come "handicappato bisognoso d'affetto". Lo si scopre abile giardiniere (nelle siepi a sagoma di animale fantastico sta già tutta la poetica futura del cineasta), poi esperto nella toilettatura canina, e ancora acclamato e fantasioso coiffeur per signora. Ma inevitabile, giunge presto il rovescio della medaglia e il ribaltamento della situazione faticosamente conquistata che porta l'intera ridente cittadina (che sembra costruita attorno al ricordo di Happy Days) a mostrare il suo vero volto rivelandosi ricettacolo di becero razzismo, chiusa nella sua arretrata mentalità di provincia. Grandiosa l'interpretazione di Johnny Deep che riuscirà ad eguagliarsi ancora con Burton, nel capolavoro "Ed Wood". Film per grandi e piccini che con un po' di coraggio in più avrebbe potuto rivelarsi memorabile. [FB]

 

di G. TORNATORE, CON P. NOIRET E S. CASCIO, DRAMMATICO, USA, 1988, 157', 1.85:1, VOTO:?